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venerdì 6 settembre 2013

L'enigma della lingua albanese(la più antica d'Europa)

La lingua albanese è la lingua più antica dell’Europa. Essa deriva dalla lingua illirica e da quella tracio – frigia (che è della stessa famiglia della lingua etrusca), lingua ereditaria della antichissima lingua pelasgica, sulla quale i Greci costruirono la loro lingua: il greco antico. Da questa lingua derivano la lingua ionica e quella arcadico – cipriota. La lingua albanese è un ramo completamente separato da quelle che si chiamano lingue indoeuropee, e non deriva da nessun’altra lingua conosciuta. Noi oggi non abbiamo tracce della lingua degli Illiri antichi, se non solo alcune epigrafi rare (trascrizioni fonetiche della lingua illirica tramite le lettere greche e, successivamente, le lettere latine) che sono composte da nomi propri e toponimi tipici illiri. In verità i principi Illiri usavano la lingua greca e poi quella latina nelle relazioni con il mondo esterno, e nel frattempo il popolo parlava la propria lingua. Proprio questa lingua è una eredità enorme che i pelasgo-illiri lasciarono ai loro discendenti. Un monumento vivente, Z. Majani, a proposito di questo dice:
La lingua albanese è una lingua meravigliosa dove certe volte basta abbassarsi per terra per trovare pepite d’oro… filologiche. In questa lingua certe volte senza la minima fatica scopriamo parole arcadiche che sono contemporanee con l’Iliade o Numa Pompilius.
Gli Illiri erano una popolazione autoctona. Essi hanno continuato a sviluppare la cultura e i costumi tramandati dagli antichi Pelasgi. Oggi questa cultura e questi costumi li troviamo nei diretti discendenti degli Illiri: gli Albanesi.
Anche se non si trovano tracce scritte della lingua albanese prima del XIV secolo, è irrefutabile il pensiero che gli odierni Albanesi parlino la stessa lingua dei loro bisnonni, indipendentemente dall’evoluzione naturale che una lingua subisce. I primi filologi del XIX secolo come Xylander, Ramus, Shlaicer, e soprattutto Franz Bopp, hanno dimostrato che la lingua albanese è chiaramente una lingua indoeuropea, però non ha affinità chiare con nessun’altra lingua conosciuta.
Vari filologi e studiosi, collocano la lingua albanese nel gruppo indoeuropeo del Nord Europa a causa dello sviluppo strutturale. Nelle lingue indoeuropee del Nord Europa, la lettera o corta è stata cambiata in a, invece nel gruppo indoeuropeo del Sud Europa è stata conservata la lettera o. Ecco perché gli studiosi collocano nel gruppo del Nord la lingua albanese.
Ecco un esempio chiaro; la parola natë -“notte” in lingua albanese, nacht (tedesco), naktus (lituano) per le lingue del gruppo del Nord Europa, ed ancora nox, noctis (latino), nuktos (greco) per le lingue indoeuropee del gruppo del Sud Europa. I rapporti della lingua albanese con le lingue del gruppo del Nord Europa sono stati oggetto di studio di molti filologi, fra i quali Pedersen Holger e il famoso albanologo Norbert Jokl. I rapporti della lingua albanese con il gruppo del Nord sembrano normali perché è noto che le regioni dell'alto e medio Danubio sono state la culla dei pelasgo – illiri, o per lo meno una delle tappe della loro emigrazione dall’Atlantico fino al Mar Nero (Caucaso).
John Geipel fra tanti autori moderni nel suo libro “Anthropologie de l'Europe, histoire ethnique et linguistique” scrive delle verità incontrovertibili:
"Nonostante gli attacchi, gli Albanesi sono rimasti isolati nelle loro montagne e non hanno quasi sentito l’impatto con gli invasori, anche se un certo numero di parole greche, latine, slave e turche sono rimaste nella loro lingua. L’invasione slava nei Balcani durante il VI secolo d.C. ha portato alla scomparsa dei dialetti albanesi nelle regioni della Bosnia e Montenegro, ma a dire la verità la lingua slava non riuscì mai a mettere radici in Albania. Nella lingua albanese troviamo la struttura di un certo numero di parole tracio-frigie, lingua quest’ultima che si è estinta nei Balcani.”
Ecco cosa scrive Norbert Jokl;
"In ogni aspetto si osserva che le lingue del patrimonio linguistico, successive alle lingue antiche dei Balcani, come la lingua illirica e la lingua tracia, sono strettamente legate alla lingua albanese”.
Il linguista Meje nel suo libro “Le lingue indoeuropee” non ha potuto determinare la vera origine dei Pelasgi e neanche della loro lingua .Così non ha potuto stabilire la connessione della lingua pelasgica con la lingua illirica e tanto meno con l'albanese, ma ha rilasciato alcune verità sorprendenti:
Gli Illiri hanno svolto un ruolo molto importante, ma ancora mal definito, nel centro d'Europa e hanno agito in varie direzioni: verso il mondo germanico, con il quale i rapporti e gli scambi sono stati intensi; in Italia dove si trovavano molte tribù illiriche (è stato anche ipotizzato che il popolo Umbro fosse un ramo illirico); queste tribù illiriche devono essersi spostate anche nel Sud dei Balcani dove tanti toponimi ci indicano una colonizzazione illirica coperta in seguito dalla colonizzazione ellenica. Anche i Filistei, i quali fondarono la Palestina, si devono considerare di origine illirica. La radice di molte parole e alcuni nomi sono illirici”.
Tuttavia rimane oscura la questione della lingua dei Pelasgi:
le regioni che i Greci occuparono erano abitate prima del loro arrivo da una popolazione di razza sconosciuta, che parlava una lingua sconosciuta e che conosciamo solo sotto i nomi di Pelasgi, Lelegi, Cari ecc. Secondo i toponimi arrivati a noi, questi popoli parlavano una lingua non indoeuropea. Secondo gli scrittori antichi la lingua pelasgica (nome non molto chiaro che sembra essere stato usato per lingue pre-ellene diverse) era ancora in uso nel V secolo a.C. sulla costa della Tracia, nella Propontide meridionale, e in alcune isole come Imbro, Lemno, Samothrake fino in Creta”.
Infine ecco un altro paragrafo tratto da uno studio proposto dallo studioso e filologo Zaharia Majani sugli Etruschi e le tribù della stessa stirpe Tracio-Illiriche:
Erodoto, secondo una diffusa tradizione, considerava l’Anatolia come il punto di partenza degli Etruschi per l’Italia. Verso il 1300 a.C. questa regione dell’Anatolia era popolata dagli Illiri e dai Traci venuti dai Balcani. Cosi i Macedoni diventarono Frigi in Anatolia. I Dardani balcanici si sono trasferiti in Troade. Essi parlavano dialetti illirici , una lingua indoeuropea unica, né greca e né latina. Ecco perché i latinisti e gli ellenisti non hanno potuto fino ad oggi interpretare la lingua degli etruschi. Essi cercavano la chiave interpretativa in queste due lingue classiche; ma questa chiave si trova da un'altra parte. Solo la lingua illirica ci permette di avvicinarci all'interpretazione della lingua etrusca. In fine la nostra fonte principale rimane la lingua albanese, l’unica lingua balcanica ancora viva, alla base della quale rivive la lingua illirica.”
In realtà bisogna dire che i primi linguisti del periodo compreso tra il XIX secolo e l’inizio del XX secolo hanno basato i loro studi esclusivamente sulle affinità di tre lingue: sanscrito, greco e latino .Ecco perché questo problema etnico-linguistico è rimasto senza soluzione. Non è stato tenuto conto del fatto che la lingua pelasgica è più antica di quella greca ed addirittura di quella sanscrita. Non si è tenuto conto neanche dell’ influenza della lingua pelasgica nella formazione di lingue più tardive. Oltretutto, va considerata l’influenza che ha avuto la lingua illirica nelle lingue balcaniche.
Liberamente tratto dal libro, Albanie ou l'incroyableodyssée d'un peuple préhellénique dell’autore Mathieu Aref

Questo articolo è una gentile concessione dell'autore del seguente blog: http://eltonvarfi.blogspot.it/2010/03/la-lingua-albanese.html

La copertina del libro
(Tofik Freedom)

giovedì 5 settembre 2013

Tolstoj il genio della letteratura, proponente dell'islam

La nostra generazione, ha conosciuto il genio della letteratura russa e mondiale Lev Nikolajeviç Tolstoj e le sue numerose e magnifiche opere. Egli nacque il 28 agosto (9 settembre secondo il calendario giuliano) del 1828 a Jasna Poljana, Russia Centrale.

Lev Nikolajeviç Tolstoj fu scrittore, romanziere, esteta, drammaturgo e filosofo. Discendente della nobile famiglia dei Tolstoj. È l'autore delle opere: Anna Karenina, Guerra e Pace, Hadji Murad, Felicità familiare, Albert, Tre morti, Il sogno ecc.

La sua famiglia nota per la sua aristocrazia ebbe legami di sangue con le più nobili famiglie russe. Alexander Pushkin era suo cugino di terzo grado. Aveva due fratelli e una sorella. La madre morì quando lui aveva sei anni. Fin da bambino imparò il francese e il tedesco. Essendo il perno di una nobile famiglia, fin dall'età di diciannove anni ereditò un enorme patrimonio economico.

Nel 1844 studiò legge e lingue orientali presso l'Università di Kazan. Non essendosi mai appassionato a queste materie decise di abbandonare gli studi . Tornò nella città natale nel 1849, dove lo attese la servitù. Non amò mai la vita aristocratica e ciò lo annotò anche nel suo diario del 1847.
Il suo primo lavoro fu la traduzione di "Un viaggio sentimentale in Francia e Italia". Nel 1851-1856 partecipò alla guerre russo-turca, svolse il suo incarico militare nella regione del Caucaso. Ispirandosi al "selvaggio mondo" caucasico scrisse "I Cosacchi", "Hadji Murad" e altre opere minori.

Nel 1863 si butto a capo fitto in quello che sarebbe stato uno dei suoi più grandi capolavori "Guerra e pace" che concluse definitivamente nel 1868. Nel 1873 inizio a scrivere i primi appunti di un'altra perla della letteratura russa "Anna Karenina" impiegò tre anni per scrivere quest'opera che concluse nel 1876. E' precisamente in questo periodo letterario che gli morirono tre dei suo figli. Dopo un blocco letterario della durata di vent'anni, iniziò ad avvicinarsi e ad interessarsi a temi come la fede, la religione, la morte e scrisse le opere: "Che cosa è la morte?", "Manifesto della morte", ecc.

Il lettore più attento e appassionato alle sue opere in lingua originale o tradotte ha familiarità con il tagliente pensiero e la sofisticata scrittura di Lev Tolstoj Nikolajeviç, per le sue idee filosofiche, i trattati che riflettono i suoi pensieri su Dio, il Creatore di tutte le creature, lo spirito, l'amore, il senso della vita, molto poco conosciute al vasto pubblico, la critica sociale e spirituale, tutto ciò è parte della sua creatività.
Dal 1870 si nota come dedichi maggiore attenzione ai temi della morte, del peccato, del pentimento e della rinascita morale. Nel 1899, termina la scrittura dell'opera "Resurrezione" (i russi chiamano col medesimo nome anche il giorno festivo della settimana, la Domenica).

Credo che la sua frase: "Se l'uomo avesse avuto il diritto di scegliere, anche fosse stato un peroslav (cristiano), senza alcun dubbio e indecisione avrebbe accettato l'Islam, l'esistenza di Allah e Muhammed(la pace e la benedizione su di lui) come suo messaggero", fungono come messaggio e specchio delle sua conoscenza che può contenere per intero la sua opera tradotta in diverse lingue del mondo.

Proprio a causa di questa sua affermazione fu maledetto e scomunicato dalla chiesa. Gli amici, i parenti e i sui famigliari presero le distanze da lui e lo abbandonarono.

Nel periodo più oscuro dell'ideologia comunista in cui la realtà fu più che amara in Europa, il genio della letteratura russa sfruttò l'apogeo della sua carriera letteraria per risvegliare le coscienze e incitare tutte le masse a prendere atto della loro miserabile situazione socio-economica. Proprio in questo periodo pubblicò il suo ultimo capolavoro letterario "Il Profeta Muhammad".

In questa raccolta di hadith(detti, racconti) del profeta, e di celebrazione dei valori e dei principi islamici, possiamo dire senza esagerare che Tolstoj ha presentato al popolo russo la fede, la cultura e la filosofia islamica.

Prova della manifestazione e testimonianza di fede di Tolstoj è la sua corrispondenza con Yelena Vekilova, moglie di un generale russo, dove egli mostra la sua opinione circa l'Islam e il Profeta: "Muhammad dimostra la sua superiorità rispetto ai cristiani. Lui non pretende di essere venerato come un dio o di essere considerato un suo pari. Per i musulmani non vi è altro dio all'infuori di Allah e Muhammad non è altri che un Suo profeta. In tutto ciò non vi è nulla di misterioso o di incomprensibile". Con questo il grande intellettuale russo vuole portare all'attenzione della signora Vekilova le credenze vane nelle altre religioni.

Anche altre personalità di spicco del mondo accademico e intellettuale hanno portato all'attenzione di tutti la fede di Tolstoj.

Valeria Porahova, traduttrice del Corano con commento in lingua russa, ha parlato più volte nei media dell'Islam. Secondo lei, Tolstoj ha accettato l'Islam e ha voluto essere sepolto come un musulmano. Una prova che può confermare questa tesi è il fatto che nella sua tomba non vi è la presenza della croce.

Il dottore Dusan G. Makovitski di origini slovacche medico e amico dello scrittore, ha scritto un romanzo in quatro volumi che ha riscosso un'enorme successo: "A fianco di Tolstoj dal 1904 al 1910".
Il dottore Makovitski mostra come Lev Tolstoj nelle sue conversazioni con gli amici Mikhail Vasiljevic, Sophia Andrejevna ecc., ripeteva spesso di come "l'Islam si ponga al di sopra del cristianesimo e in tutto ciò non vi è nulla da nascondere."

I servizi segreti russi (KGB, ora FSB), tenendo conto della forte influenza di Tolstoj sul popolo hanno da sempre cercato di nascondere le prove dell'impegno e della fede islamica di Tolstoj, fu per questo che non diedero il diritto di pubblicazione del suo ultimo libro "Il Profeta Muhammad".
Questo libro fu pubblicato e stampato dalla casa editrice Posrednik nel 1909, ci sono voluti più di 70 anni affinché questo libro venisse nuovamente pubblicato e giungesse all'attenzione dei lettori russi e del resto del mondo.

Quando una delle riviste più lette dell'Azerbaigian chiese il permesso di pubblicare i manoscritti di Tolstoj, l'ufficio responsabile per la censura del paese non diede il permesso per tale tipo di  pubblicazione. Dopo tante vicesitudini e un susseguirsi di ricorsi la questione arrivò fino agli uffici di Mosca, capitale della federazione Russa, lo stato laico diede il permesso per la stampa dell' opera. L'unica causa del prolungamento della pubblicazione fu un quesito che la Russia e tutto l'occidente si posero: come può il grande Tolstoj aver un giudizio di così elevato apprezzamento per l'Islam?

 E 'noto che non vi è alcuna necessità di dimostrare che le persone con una profonda conoscenza possono più facilmente trovare Dio e che presso di Lui loro hanno una posizione di prestigio. A tal proposito citiamo dei versi sacri: "Fra i servi del Signore coloro che maggiormente temono Allah sono gli eruditi".

Dobbiamo ammettere che oggi alcuni fra i più grandi personaggi di spicco della cultura mondiale come Clemente Turez, Bocaille Morris, Roger Grandy e altri ancora hanno abbracciato e quindi riconosciuto l' islamica come loro religione.

Naturalmente tra loro non fa eccezione l'autore di alcuni dei capolavori assoluti della letteratura mondiale.

All'età di 82 anni Tolstoj lasciò la casa natale, nido caldo e accogliente dove aveva vissuto i più bei monti della sua vita insieme alla sua amata famiglia. Egli aveva deciso di dedicarsi completamente alla religione islamica.
Nella fredda mattina del 7 novembre (20 novembre secondo il calendario giuliano), dell'anno 1910, Tolstoj si mise in viaggio con il treno, accompagnato dal suo medico di fiduccia, in direzione di Istanbul, con l'intento di indagare da vicino quella che lui con piena fiducia reputava l'ultima, magnifica e perfetta delle religioni, l'Islam, alla ricerca del senso della vita e di Dio Onnipotente. Durante il viaggio, a causa del freddo e della vecchiaia, lo scrittore ben presto si ammalò gravemente di polmonite e non poté proseguire oltre alla stazione ferroviaria di Astapovo, dove esalò l'ultimo respiro(volendo Dio illuminato dalla fede islamica).
La cosa deprimente in tutto ciò è il fatto che in molti paesi europei-occidentali come anche l'Italia vi siano molte censure riguardanti la storia e le biografie di famosi autori e personaggi di spicco che nel corso della storia culturale europea hanno elogiato o "peggio"ancora (secondo gli storici e critici europei) hanno abbracciato l'islam come loro credo e lo hanno scelto come filosofia di vita.

Se in gran parte dei pesi d'Europa(vedi l'Inghilterra, la Germania, l'Olanda, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, la Francia ecc.) si sta cercando di dare all'islam il posto che le spetta di diritto nella storia europea per aver contribuito alla civilizzazione e modernizzazione della deprimente Europa del periodo medievale. Quanti anni dovranno ancora passare in Italia affinché venga dignitosamente in maniera oggettiva  e obbiettiva riservato all'Islam il rispetto per aver contribuito alla promozione e allo sviluppo della ricerca scientifica, letteraria e culturale in quegli 800 anni in cui l'Europa era caduta in una evidente blasfemia contaminando il cristianesimo con le credenze pagane lasciandosi quindi andare alla deriva credendo ingenuamente che il mondo fosse giunto al suo termine?
Quand'è dunque che verrà pubblicata questa parte della biografia di
Lev Tolstoj che per anni è stata omessa dai libri di letteratura?
La realtà è che purtroppo l'Italia ancora non ha superato gli anni bui e tristi del pensiero arcaico-miserabile, vigliaccamente anti-islamico propagandato dal papa e dalla chiesa del periodo medievale.
Io credo che sia giunta l'ora che la classe intellettuale italiana prenda per mano l'intero paese per uscire da i soliti luoghi comuni ottusi che la pongono agli ultimi posti non solo in Europa ma addirittura nel resto del mondo sia per la promozione della cultura e che per la libertà di stampa.

(Tofik Freedom)

L'identità islamica degli albanesi: mito o realtà?

L’identità islamica e al contempo europea degli albanesi, diventata ultimamente è una questione trattata molto seriamente da parte di celebri personalità accademiche e vari studiosi albanesi.
Possiamo dire che problemi di questa natura, non sono nuovi per gli albanesi, essi si sono verificati durante tutta la loro storia, però si nota che ultimamente esse stanno emergendo con maggior intensità. Fatto sta che per un lungo tempo nei giornali e nei diversi media nazionali si è discusso se gli albanesi abbiano un identità islamica oppure una europea (cioè un identità cristiana-cattolica-latina oppure slavo-greco-ortodossa)!
Personalmente, non capisco il senso di questo dibattito a mio avviso insensato, tenendo in considerazione il fatto che l’intera Europa ed il mondo in generale è a conoscenza del fatto che la maggioranza della popolazione albanese è di religione islamica, praticandola o meno, conoscendola o meno (molti di quelli si fanno chiamare musulmani ma non sanno nulla della loro religione).
In secondo luogo, non riesco a capire il perché in Albania si faccia una tale politica infame anti-islamica. L’Islam è una religione dalla quale nessuno ha mai avuto problemi e neanche dai veri credenti.
É diventato luogo comune in Albania il negare della nostra identità islamica ed l’aver paura che se noi ci presenteremo all’Europa come musulmani non ci permetteranno di farne parte.
A coloro che pensano in tal modo rispondiamo che “la paura è compagno inseparabile del ingiustizia” (W. Shakespeare), e che “il coraggio senza la ragione è uno dei tratti della paura.” (Seneca)
Tornando al nostro discorso, vorrei citare qua una frase tratta dal libro “I sette sogni del Albania” del grande imam, patriota, maestro, ex-consigliere del Ministro del Educazione, ed grande politico albanese H. Ali Korça che, nel lontano 1944, nella seconda edizione del suo libro scrisse: “Quando l’Europa ha decise di creare questo pezzo d’Albania, non ci mise la condizione che questo sarebbe avvenuto solo nel caso in cui avessimo abbandonato la nostra religione? In caso contrario l’avrebbero disintegrata completamente. E questo non è affatto giusto, perché noi sappiamo bene che se la maggioranza della popolazione non fosse stata musulmana, neanche questo pezzo sarebbe rimasto al Albania, ma al contrario sarebbe stata divisa tra gli stessi paesi confinanti.”
Per quanto riguarda i tanti discorsi trattati dai media e la propaganda imponente che cerca di indurre al erronea idea che gli albanesi sono un popolo ed uno stato laico (tutto questo con il proposito di lasciare da parte la maggioranza musulmana), vorrei aggiungere una frase che Napoleone Bonaparte disse quando vide che la troppa liberalizzazione era arrivata ad un limite estremo e la religione veniva disprezzata: “La religione è utile, perché anche se non ce ne fosse stata una, ci sarebbe stato il bisogno di crearla, questo solo la religione la può assicurare perché la morale di una nazione.” Dopo aver detto questo, si impegnò a preparare un clero degno delle necessità dell’epoca.
I tedeschi dicono: “Un professore, per quanto sapiente sia, se è una persona laica, non deve entrare ad insegnare né alle elementari e nemmeno all’università.”
L’ultima frase sarebbe adatta per tutti quelli che vorrebbero gli albanesi convertiti al cristianesimo, quelli che fino a ieri attaccavano l’Islam ed i musulmani albanesi di nascosto, ed oggi, invece appaiono nei mass media ostentando coraggio e insistendo fortemente sulla loro idea della non appartenenza all’identità orientale musulmana bensì a quella europeo-cristiana.
Il peggio sta nel fatto che queste persone almeno per quanto riguarda il nome appartengono alla religione musulmana, a prescindere dal fatto che, nella loro ignoranza, confondono persino i termini specifici quali: muslimanesimo con l’Islam, muhamedani con i mussulmani ecc. L’Islam, non ha preso il nome dal suo profeta al quale gli fu rivelata questa divina religione come accade con il Cristianesimo che prese il nome da Gesù Cristo (Isa, secondo l’Islam), il Buddismo da Buddha ecc.
Si sa, che qualora questi individui proprio non volessero dirsi musulmani hanno il pieno diritto di professare un altra fede, in questo caso, meglio che cambino anche i loro nomi, come per esempio da Hayrullah possono farlo Thanas oppure Vangelo, da Abdullah possono cambiarlo in Paolo oppure Giovanni, da Ismail (nome del nostro profeta Ismaele chiamato dai Cristiani Iscmaeel) a Giovanni, ed da Fahri (che significa “colui che porta la gioia”) a Francesco ecc., ma non hanno nessun diritto di intromettersi negli affari personali degli altri, sopratutto se si tratta della maggioranza dei credenti di un intera religione. In questo modo, è naturale che si creino delle discrepanze tra le diverse comunità religiose, dopo di ché la responsabilità ricade su di loro, come nel ormai noto caso del crocefisso che volevano fissare in cima ad un monte in mezzo alla città di Scutari in una zona con documentata maggioranza di abitanti mussulmani: all’epoca si creò un clima di tensione tra le due comunità, quella cattolica ed quella di maggioranza musulmana.
E vero che oggi gli albanesi stanno vivendo in condizioni di libertà e democrazia, però questo stato di libertà ed democrazia ha uno slogan che come tale si deve rispettare: “Libertà e democrazia significa che sei libero di dire o fare tutto ciò che desideri eccetto ciò rechi danno a te stesso o agli altri.”
In questo contesto rientra anche il fatto che ognuno è libero di fare le sue scelte, ma non può ed non deve in nessun modo imporre agli altri le sue idee.
Noi (parlo dei pseudo-musulmani albanesi) non possiamo diventare più cattolici del Papa...
Allora perché svolgere questi dibattiti inutili per una questione che è stata risolta proprio dagli stessi albanesi più di 600 anni fa accogliendo l’islam come propria religione (questo ben prima che giungessero i turchi)! Come si sa, il popolo albanese ha accettato di propria volontà la religione islamica, questo per ragioni diverse e ben note, ma mai essa non gli è stata imposta con la violenza. Possiamo affermare che in quei periodi della storia in cui c’è stata la “violenza” essa è avvenuta per motivi politici o personali, ma mai per imporre l’islam agli albanesi e dimostrare chiaramente che gli albanesi non si sono mai battuti tra di loro per motivi religiosi, quando è avvenuto è stato per motivi personali o tribali.
Fatto sta che attualmente in Albania, le persone che sono a capo della Politica, dell’arte e della cultura, dei media, della cinematografia, della pubblicazione dei libri ed anche del business sono persone di religione cristiana, soprattutto greco-ortodossa (molti di loro non hanno origini albanesi ma sono insediati qualche di tempo in Albania), ce sempre sono stati rispettati dalla maggioranza musulmana.
Un giorno un fratello mi riferì che il noto pubblicista e deputato Nicol Lesi, nel giornale da lui diretto pubblicò un articolo dove citava l’origine ed la religione di molti politici di un determinato partito: la maggior parte di loro era ortodossa, non essendo neanche di origini albanesi. Dopo questo, non abbiamo sentito sollevare alcuno problema da parte dei i musulmani albanesi, poiché l’islam accetta anche che il popolo possa essere governato da un non musulmano quando non si trovi una persona adatta tra i musulmani oppure quando un paese musulmano vien invaso, però questo deve accadere solo e soltanto quando essi sono giusti ed governino con giustizia.
Purtroppo, le altre religioni non hanno lo stesso riguardo, esse cercano in tutti i costi che la popolazione si converta alla religione di coloro che li governa.
L’Europa (l’occidente) cattolica, non vede l’Islam semplicemente come un muro davanti a sè, ma come una ostacolo dinnanzi ai loro desideri e pretese, credono e sono convinti che l’Islam sia l’unico pericolo per gli stati Europei.
L’orientalista cristiano europeo Gardner disse: “Proprio questa forza nascosta del Islam mette paura al Europa.”
Questa identità cristiano-europea venne menzionata per la prima volta al inizio del XX secolo (sub. frase citata da H. Ali Korça) la quale alla fine degli anni novanta prese delle dimensioni enormi.
Duro è l’attacco che ultimamente si sta facendo contro la presenza dell’Albania e della sua rappresentanza nella Conferenza Islamica.
Di ciò si è discusso a lungo nel dibattito tenuto qualche tempo fa a Tirana, dove si trattò l’identità europea degli Albanesi Vi parteciparono diverse personalità che sostennero la tesi del identità cristiana-europea degli albanesi. Purtroppo non erano stati invitati (si intende, per un evidente ragione) rappresentanti della Comunità Mussulmana Albanese (KMSH) e neanche una qualche nota personalità musulmana. Erano presenti solo personalità delle comunità cristiane, cattoliche ed ortodosse (compresi i religiosi di questi culti ), erano invitati anche diversi studiosi, come per esempio il direttore della libroteca ( e non biblio-teca) nazionale il quale è di origine “vllaho-ortodosso” ecc.
Se vogliamo mettere in discussione l’adesione alla Conferenza Islamica di un paese come l’Albania che ha una percentuale quasi del 80% della popolazione musulmana, che dobbiamo dire di quella della Russia, uno stato nel quale la percentuale dei musulmani è molto più bassa?
Per quanto riguarda la “mezza” identità degli albanesi i quali devono appartenere o all'Oriente o all'Occidente, questa è una questione delicata, la quale non si può risolvere semplicemente scrivendo o dicendo qualcosa in pubblico.
L’Islam ha dimostrato di esserci sempre stato in questa terra, soprattutto dopo il sistema dittatoriale comunista ed ateo. Ormai si sa, che anche le persone che si vogliono identificare con l’identità cristiana europea sono figli di quel sistema ateo e totalitarista.
E’ erroneo pensare che noi musulmani albanesi non amiamo l’Europa, perché volenti o nolenti siamo consapevoli che è stato Dio ad averci collocati in questo angolo di mondo, ma il fatto sta, che citando di nuovo Gardner, l’Europa non deve temere l’islam per causa nostra , ma ci deve accettare cosi come siamo.
L’identità religiosa degli albanesi, che fanno parte del vecchio continente resisterà nonostante tutto e non sarà minaccia per nessuno.

*Ermal Bega è direttore dell'istituto degli studi orientali di Tirana, Albania

(Tofik Freedom)

Le maniere per demolire l'Islam in Albania

Voglio portare all'attenzione di voi lettori un articolo del direttore dell'istituto di studi orientali di Tirana Ermal Bega. Questo è un articolo che circa un anno fa avevo letto con molta curiosità sul blog del direttore appunto e mi ricordo di averlo pubblicato immediatamente sulla mia pagina Facebook. Spulciando nelle note del mio profilo Facebook ho riletto questo articolo dopo tanto tempo e rileggendolo non ho potuto fare a meno di notare che oggi più che mai l'analisi che viene linearmente condotta dall'autore sul rapporto fra l'islam e la società albanese è ancora attuale.

Ermal Bega, Direttore dell’Istituto di Studi Orientali a Tirana, racconta approfonditamente, in questo testo, la recente storia dell’Albania, dei suoi regnanti e governanti, e di come, nell'arco di un secolo, l’Islam, la religione cui appartiene l’80% della popolazione albanese, sia stato demolito e strumentalizzato, prima con l’avvento del regime comunista ateo e materialista e poi, con l’avvento della democrazia, da parte di uomini politici più o meno loschi e immorali che non avrebbero rispettato il volere della popolazione di fede musulmana. L’auspicio è che l’Islam torni ad occupare un posto preponderante per la società albanese, come accadeva originariamente, senza dover scendere a patti o compromessi di vario genere per dichiarare e manifestare il proprio culto.

"L’Albania, o meglio dire “l’Albania dell’anno 1912” (anno in cui essa venne divisa in quattro parti, tre delle quali furono “regalate” agli stati limitrofi ad essa), è uno dei paesi con il maggior numero di popolazione mussulmana in Europa (più del 80% della popolazione). Qualora calcolassimo gli indici percentuali della popolazione musulmana su tutto il territorio etnico Albanese, vedremmo che la suddetta si sposterebbe fino ad arrivare alla cifra del 98%. Evidentemente questa fu la ragione principale per la quale nella “Conferenza degli Ambasciatori” a Londra nel lontano 1913, vennero stabiliti i confini politici dell’Albania come gli vediamo oggi. Questa fu la maniera più facile per dividere e dominare queste terre con la maggioranza assoluta di abitanti musulmani in un territorio Europeo. E così avvenne. Le potenze straniere ci divisero, ci misero in conflitto, ci lasciarono in uno stato di povertà assoluta imponendoci tutto quello che dovevamo fare mettendo le loro pedine al governo a fare solo e soltanto i loro interessi. Così, questi musulmani poveri economicamente ed indifesi di fronte a tale dominio vennero messi al loro servizio. Tale strategia non fu eseguita soltanto nelle terre albanesi, bensì anche nel allora debole Impero Ottomano e nei territori arabi i quali vennero divisi in quasi venti stati con governi diversi tra loro.

Ma ritorniamo al nostro discorso che tratta le ragioni e i metodi usati per la disintegrazione della nostra identità musulmana albanese. A cominciare dal ex primo ministro albanese Fatos Nano il quale in un incontro organizzato dal Consiglio del Europa disse che l’Albania non può più essere identificata come un paese con maggioranza della popolazione mussulmana, [anche se la percentuale dei musulmani in questo paese è altissima (80%)] perché tra questi fedeli dell’Islam in Albania, solo una piccola percentuale tra di loro è praticante, l’altra parte di religioso ha solo il nome… D’altro canto egli non ebbe tutti i torti. Provenendo quest’affermazione da colui che dirigeva il governo Albanese ed il partito Socialista (PS) non stupisce il fatto che egli stesso e la maggior parte dei membri di questo partito sono della fede cristiano- ortodossa (molti dei quali non sono nemmeno di origini albanesi bensì sono greci, vlach, rumeni, slavi ed anche ebrei ecc.). In questa sede non si ha l’intenzione di menzionare nomi in particolare, perché questo elemento si può intravedere in modo chiaro dalla loro religione, i loro nomi e cognomi i quali non hanno la provenienza né Albanese né musulmana. Vale la pena accennare ad un fatto molto rilevante in merito: per gli albanesi era d’uso comune allo scopo di farsi distinguere dai loro vicini limitrofi, usare nomi e cognomi di origine musulmana (in questa sede si prende in considerazione anche qualche famiglia ebrea la quale per far perdere le tracce della loro origine si sarebbe “islamizzata”). Un esempio molto rilevante a questo proposito fù l’ex dittatore e capo del Partito Comunista in Albania (dal 1941-1985) Enver Hoxha. Egli, radunò vicino a sé le persone più note della fede ortodossa cristiana (più del 50% dell’ufficio politico del Partito Popolare di Albania era ortodossa di origine non albanese) e li mise a capo delle più importanti istituzioni dell’istruzione, dell’arte, della politica, della cultura ecc. 

Abbiamo estratto delle parti molto importanti a questo proposito da due libri di autori arabi, i quali hanno trattato in modo esauriente le caratteristiche del regime di Enver Hoxha, nei quali si legge: ”Sadik Premte, uno dei dirigenti dell'opposizione fuori dall’Albania, afferma che Hoxha proviene da una famiglia ebrea molto nota a Tirana. Suo nonno divenne musulmano nel secolo XIX per raggiungere i suoi scopi personali, praticando allo stesso tempo anche la propria religione ebraica, lo stesso fecero anche i suoi discendenti. Continuando le sue affermazioni Sadik Premte racconta che il padre di Enver Hoxha si occupava di riba’a (“l’interesse” vietato dal Islam), per via delle sue ricchezze, esso aveva stretti contatti con il palazzo reale nel periodo tra le due guerre mondiali. All’epoca, Enver Hoxha, fu mandato a studiare a Parigi grazie ai favori del Re dell’Albania, però è noto che i suoi studi furono pessimi e venne bocciato fin dal primo anno di studi, così fece ritorno in Albania. All’inizio della seconda guerra mondiale, Enver Hoxha strinse relazioni sospette con le autorità serbe”. (Muhammad Hanifa “L’Islam e i musulmani nei Balcani”, pagina 389-390). Invece da un altro libro traiamo le seguenti righe: “…è stato confermato da molte fonti sicure che Enver Hoxha, il Capo di Stato dell’Albania Comunista faceva parte del gruppo degli ebrei. I suoi rivali hanno provato che esso era sionista e Donmi (Dönme), molte delle prove derivano dal fatto che esso fece guerra a tutte le religioni (sopratutto all’Islam) allo stesso tempo mostrava una premura particolare nei confronti degli ebrei” (Fondatore di questo gruppo era Sepetai Zevi nato a Izmir nel 1623, il quale si era convertito al Islam solo in apparenza ma in privato praticava la fede ebraica, pagina 5. Riguardo a questi elementi sopraggiunti dagli studiosi arabi, decisi di indagare di persona domandando ai vecchi imam albanesi della città natale di Enver Hoxha, Argirocastra. Chiedendo a uno dei vecchi custodi di una delle moschee di Tirana riguardo alle origini di Enver Hoxha lui ci rispose che: “Per quanto riguarda suo padre, la sua era una delle famiglie più buone e generose di tutta Argirocastra, invece Enver Hoxha lui già da piccolo mostrava segni di misantropia. Lo conoscevano tutti già da piccolo perché litigava sempre con chiunque”. Intanto noi chiedemmo informazioni riguardo al nonno di Enver Hoxha, e lui rispose che: “Era quasi impossibile reperire dati su di lui per via del fatto che Enver Hoxha una volta al potere sterminò chiunque sapesse qualcosa riguardo alle origini della sua famiglia”. E noi ci chiediamo: “Ma perché mai una persona ordina lo sterminio di chiunque sapesse qualcosa riguardo alle sue origini?” Alla luce di queste rivelazioni, la risposta sembra evidente: “Lo fece per nascondere l’ipocrisia della sua famiglia, sopratutto di suo nonno il quale era un ebreo venuto dalla Turchia (l’allora Impero Ottomano) con la pretesa di essersi convertito al Islam cambiando il nome e le attitudini pubbliche. Era evidente che il loro vero scopo era quello della politica anti-islamica in Albania (cosi come in tutto il mondo islamico) e la distruzione dei musulmani albanesi psicologicamente e fisicamente cosa che successe anche nel Impero Ottomano ed nei altri paesi arabi.

Il ventesimo secolo, può essere considerato anche come il secolo del “trionfo” degli ebrei nel mondo, così come in Albania.

In un certo senso si può affermare che anche Ahmet Zogu fu contro la religione Islamica, ma lui ebbe altri motivi che non ha usati in modo volgare come fece Enver Hoxha il quale affermò apertamente il suo odio nei confronti del Islam e dei musulmani in Albania…

Con l’avvento della democrazia, l’Albania fu liberata dal ateismo comunista cosicché finalmente vennero aperte di nuovo le moschee e le chiese e gli albanesi potettero riavere di nuovo la libertà di culto.

Sali Berisha, il primo capo di stato del Albania pluralista, sapendo che la maggior parte degli albanesi era musulmana (compreso lui), decise che il nostro paese doveva fare parte della Conferenza Islamica cosi come delle altre organizzazioni europee ed internazionali. Non si può negare che questo fu un traguardo molto importante per i musulmani albanesi. Con essa si poteva chiedere maggior aiuto dall’Organizzazione per ravvivare la tradizione dell’Islam in Albania cosi come era ancor prima dell’avvento del comunismo e della sua guerra alle religioni. Purtroppo, questo evento durò poco, perché appena nel 1997 con l’arrivo al potere dei nuovi “Comunisti” cioè del partito socialista sotto il comando di Fatos Nano, si impegnarono a ritirarsi dalla Conferenza Islamica, il che fu una disgrazia per la comunità musulmana albanese in generale.

Purtroppo, le politiche nel nostro paese cambiano a seconda del partito al potere, ed oggi colui che all’ epoca lottò per far entrare l’Albania tra i paesi della Conferenza Islamica, il capo del governo attuale albanese Sali Berisha, ha cambiato totalmente idea pronunciandosi contro ogni adesione futura dell’Albania nella Conferenza Islamica.

In questa sede non si può non menzionare una delle maniere più frequenti ed diffuse per indebolire e distruggere l’islam in Albania, cioè quella dei missionari. I missionari, venuti in tantissimi da tutto il mondo, si avventarono su tutta la popolazione di maggioranza musulmana. Principalmente e di maggior rilevanza nel inserimento capillare al interno della popolazione, furono le diverse sette religiose cristiane (i battisti, i protestanti ecc.) e quelle ebraiche.

Questi missionari sono venuti con l’idea sbagliata convinti che essendo – il nostro popolo – reduce da un regime ateo-comunista, le nostre anime potessero essere facilmente “comprate” in cambio di cibo e soldi convertendoci così nella loro religione. Ahimè non sono stati pochi coloro che accettarono questo losco compromesso perdendo così la dignità umana e l’onore dell’Islam. Essi continuano a perseguire i loro scopi noti e ignoti (celati o nascosti) coltivando quello che vogliono nella nostra terra reduce dall'Islam. Però noi siamo convinti che l’Islam tornerà ben più florido e consapevole di prima…

Non a caso abbiamo lasciato per ultimo nella nostra discussione uno dei fenomeni attuali più dannosi ed efficaci al giorno d’oggi usato proprio come arma contro i musulmani e l’islam: “i media”. L’impatto che essi hanno avuto nell'Albania post-comunista ha fatto sì che nei musulmani si verificasse una confusione collettiva. Essi, essendo diventati monopoli dei non-musulmani offrono un prodotto culturale molto diverso dai precetti dell’Islam, confondendo così la gente comune che ancora preserva un normale senso dell’etica religiosa. In un paese che non è stato pronto ad accogliere la cultura televisiva estranea dalla loro con valori alieni al senso comune del pudore e della normalità (menzioniamo qui due delle TV principali Albanesi sono controllate a loro volta dai colossi mediatici Greci e Italiani). Cosicché si è formata anche da noi, una cultura della “tv spazzatura” con la sola differenza che da noi non si riesce a distinguere la finzione dalla realtà, purtroppo…

Una delle poche certezze che cova nei cuori dei musulmani, è il fatto che l’Islam, la religione della pace ritornerà a illuminare i cuori di un popolo che da secoli ha cullato i suoi figli con l’amore per l’Islam. Cinquanta anni di comunismo non possono tagliare un tronco dalle radici così robuste. Allora, anche la gente delle altre religioni tornerà a vivere una vita serena e di vera pace!"

(Tofik Feedom)